Il governo del Messico sta valutando una tassa dell’8% sui videogiochi violenti, destinata a colpire non solo le copie fisiche e digitali, ma anche le microtransazioni presenti nei titoli classificati per adulti.
La misura, già approvata dalla Camera dei Deputati, riguarderebbe i giochi con valutazione C o D, che includono violenza estrema, sangue e contenuti sessuali moderati o espliciti, equivalenti ai rating “Mature” e “Adults Only” del sistema ESRB americano.
L’obiettivo dichiarato è ridurre l’impatto dei contenuti violenti sui più giovani, in un mercato in cui questi titoli rappresentano una parte significativa delle vendite globali.
La proposta nasce da un documento del Ministero delle Finanze messicano, che cita un studio del 2012 (giusto per ricodarlo, siamo nel 2025) come base scientifica. Secondo quella ricerca, esiste una correlazione tra l’esposizione prolungata ai videogiochi violenti e un aumento dei livelli di aggressività, ansia e isolamento sociale negli adolescenti. Lo stesso studio, però, riconosceva anche effetti positivi legati al miglioramento della coordinazione motoria e della resilienza mentale.
La legge dovrà ora passare al Senato, che dovrà discuterla entro il 15 novembre: se approvata, potrebbe entrare in vigore nel 2026, influenzando non solo i prezzi dei videogiochi, ma anche le politiche di classificazione e distribuzione nel Paese.
Ora ci aspettiamo che anche film, libri, e perché no, fotografia e arte, subiranno la stessa sorte.


