Huawei e ZTE verso il ban in Europa: cosa sta succedendo rispetto agli Stati Uniti

Huawei e ZTE verso il ban in Europa: cosa sta succedendo rispetto agli Stati Uniti

Huawei e ZTE

La Commissione Europea sta valutando una decisione senza precedenti: vietare Huawei e ZTE da tutte le reti di telecomunicazione dell’Unione Europea. L’obiettivo non è colpire gli smartphone o i dispositivi di consumo, ma escludere i componenti di rete (antenne, router, sistemi 5G e apparecchiature per la banda larga) considerati a rischio per la sicurezza del continente. Si tratterebbe di una misura coordinata a livello europeo, che obbligherebbe i ventisette Stati membri a rimuovere ogni infrastruttura di provenienza cinese dalle proprie reti, pena sanzioni economiche o legali.

La proposta, guidata dalla vicepresidente della Commissione Henna Virkkunen, punta a trasformare in legge vincolante la raccomandazione del 2020, finora solo consultiva. L’idea è di centralizzare le scelte in materia di sicurezza digitale, superando l’attuale autonomia dei singoli governi. Un portavoce della Commissione ha ribadito che “la sicurezza delle reti 5G è fondamentale per la nostra economia e per la fiducia dei cittadini”. Il provvedimento nasce però in un clima di crescente tensione geopolitica tra Europa e Cina, nella quale la tecnologia è ormai terreno di confronto politico oltre che industriale.

Il paragone con gli Stati Uniti è inevitabile. Washington aveva imposto un duro ban a Huawei nel 2019, inserendo l’azienda nella lista nera del Dipartimento del Commercio. Negli USA, però, il divieto è molto più esteso: oltre alle reti 5G, riguarda anche i rapporti commerciali con partner americani e l’accesso ai servizi Google, portando Huawei a sviluppare un proprio ecosistema software. L’Europa, invece, sta percorrendo una strada diversa: il bando non toccherebbe i telefoni o i dispositivi per il pubblico, ma esclusivamente le infrastrutture di rete, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza strategica senza chiudere del tutto i rapporti con la Cina.

Per capire l’entità del “danno”, viene stimato che Huawei e ZTE detengono una percentuale che va dal 30% al 40% delle infrastrutture totali europee di telecomunicazione. Una presenza enorme, così come enorme sarebbe il danno in caso il ban verrà posto in essere.

Huawei, dal canto suo, ha definito la misura una scelta politicamente motivata, sostenendo che non esistano prove concrete di rischi per la sicurezza. Secondo l’azienda, eliminare fornitori affidabili e competitivi come Huawei e ZTE farà aumentare i costi per gli operatori e rallenterà la diffusione del 5G. Alcuni Paesi europei condividono parzialmente queste preoccupazioni, poiché la sostituzione dell’hardware cinese avrebbe costi elevatissimi e potrebbe ritardare il completamento delle reti ultraveloci.

Per gli utenti finali, nel breve periodo non cambierà molto: gli smartphone Huawei continueranno a essere venduti e supportati. Ma a lungo termine, l’azienda dovrà ridefinire la propria strategia in Occidente, spostando il baricentro verso mercati meno ostili. L’Unione Europea, invece, mira a rafforzare la propria sovranità digitale, favorendo produttori “sicuri” come Nokia ed Ericsson.

Quella dell’Unione Europea è una mossa che potrebbe ridefinire l’intero equilibrio tecnologico globale, e segnerebbe l’ennesimo capitolo della competizione tra Occidente e Cina nel controllo delle infrastrutture del futuro. A quanto pare stanno facendo davvero di tutto in Commissione per inimicarsi ogni paese esistente sulla faccia della terra.

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