Un lancio in sordina per una potenziale gemma
Oggi, 12 dicembre 2025, mentre il mondo si scanna per GPU introvabili e SSD con prezzi alle stelle, su Steam è apparso in Early Access un titolo che potrebbe facilmente rovinarvi le vacanze di Natale (in senso buono). Si chiama Alchemy Factory e costa circa 15,74 euro (con lo sconto lancio).
Non ha il budget di un tripla A, non ha la grafica iperrealistica che fa fondere la scheda video, ma ha qualcosa di molto più pericoloso: un loop di gameplay che crea dipendenza fisica immediata.
È un gioco di nicchia? Assolutamente sì. Ma è quella nicchia confortevole e ossessiva dove entri per fare due pozioni e ne esci alle 4 del mattino con gli occhi iniettati di sangue e un impero alchemico automatizzato.

Cos’è (davvero) Alchemy Factory
Immaginate se Factorio e Potion Craft avessero un figlio, e quel figlio fosse stato allevato da un eccentrico inventore di giocattoli. Il concetto base è semplice: siete un alchimista, ma invece di mescolare i calderoni a mano come un plebeo del 1200, costruite catene di montaggio complesse.
Dovete raccogliere (o comprare) risorse, lavorarle, trasformarle in pozioni o manufatti magici e venderle nel vostro negozio.
Ma dimenticate le fabbriche grigie e deprimenti; qui tutto ha un sapore magico, colorato e dannatamente soddisfacente. Il team di sviluppo, D5 Copperhead, ha capito che l’automazione non deve per forza sembrare un lavoro vero.
Il mondo in miniatura: piccoli operai, grandi disastri
La prima cosa che vi colpirà è lo stile artistico. I personaggi sono questi strambi omini stilizzati, un po’ goffi, che si muovono in un mondo che sembra un enorme diorama vivente. La particolarità geniale è che le vostre fabbriche non sono capannoni industriali, ma spesso si sviluppano su tavoli da lavoro, dando l’impressione di gestire un intricato set di macchinari in miniatura.
È tutto deliziosamente tattile. Vedere i piccoli macchinari che sminuzzano erbe e imbottigliano liquidi colorati ha un effetto ipnotico, quasi ASMR, se non fosse per il panico costante di dover soddisfare gli ordini dei clienti che si accalcano alla cassa.


Non solo bulloni: qui si coltiva
A differenza di altri giochi di automazione dove le risorse si “estraggono” magicamente dal terreno all’infinito, Alchemy Factory introduce una componente di farming e grinding che farà la felicità di chi ama sporcarsi le mani (virtuali).
Dovete coltivare le vostre piante, gestire creature magiche e assicurarvi che la materia prima non manchi mai. Non è solo “collega il tubo A al tubo B”, è un ecosistema che va curato.
E sì, c’è da grindare. Tanto. Ma è quel tipo di grinding onesto, rilassante, che ti premia con la visione gloriosa di un magazzino pieno zeppo di Pozioni di Forza o ingranaggi pronti alla vendita.
Catapulte, cannoni e la fisica del caos
Ecco la parte che ci ha fatto innamorare durante la demo (ora rimossa, pace all’anima sua): la logistica non è solo nastri trasportatori. Oh no, sarebbe troppo banale.
Qui potete usare catapulte e cannoni per sparare i prodotti da una parte all’altra della fabbrica. Avete bisogno di spostare una cassa dal tavolo di lavorazione allo scaffale del negozio che sta al piano di sopra? Caricatela su una catapulta e sperate di aver calcolato bene la traiettoria.
Vedere le pozioni volare sopra la testa dei clienti per atterrare (quasi) perfettamente nel cesto di vendita è una gioia per gli occhi e un incubo per la sicurezza sul lavoro.

Roadmap: trenini e promesse
Essendo un Early Access, la domanda è d’obbligo: è finito? No. Ma la roadmap pubblicata dagli sviluppatori è promettente.
Prevedono dai 6 ai 12 mesi di accesso anticipato prima della 1.0. La “ciccia” che arriverà prossimamente include un sistema ferroviario (sì, trenini magici per trasportare merci su lunghe distanze e su cui potrete pure salire), una modalità Sandbox per chi non vuole stress e, ovviamente, il multiplayer che è già presente per chi vuole litigare con gli amici su dove piazzare il prossimo estrattore di mana.
Se mantengono le promesse, il potenziale per espandere la complessità è enorme.
Perché funziona (nonostante tutto)
Sulla carta Alchemy Factory non inventa nulla di radicalmente nuovo, ma assembla pezzi conosciuti con una personalità unica. La gestione dello spazio tridimensionale, unita alla follia delle catapulte e allo stile visivo strambo, toglie quella pesantezza tipica dei giochi gestionali tedeschi dove serve una laurea in ingegneria.
È accessibile ma profondo.
La demo aveva già convinto una fetta di pubblico che si sentiva orfana di un gioco di automazione “cozy” ma caotico, e il lancio odierno sembra confermare che il team ha saputo scalare quella formula su un gioco intero.

Il verdetto (provvisorio)
Se avete 16 euro da “buttare” e non avete paura di sognare nastri trasportatori la notte, Alchemy Factory è il vostro biglietto di sola andata per l’isolamento sociale invernale.
È grezzo in alcuni punti? Sicuro. L’interfaccia a volte vi farà inveire in aramaico antico? Probabile.
Ma la soddisfazione di vedere quella pozione verde volare attraverso la stanza, rimbalzare su un trampolino e finire dritta nelle mani di un avventuriero pagante, è una droga che pochi altri titoli sanno offrire.
Benvenuti nella fabbrica, cercate non far esplodere tutto al primo giorno. Unica pecca? Il gioco, per ora, è solo in Inglese. Confidiamo nel fatto che durante il suo viaggio nell’Early Access arrivi anche la lingua italiana.
Alchemy Factory è disponibile su Steam in accesso anticipato.


