È iniziata l’era dei camera bar, e non finirà presto

È iniziata l’era dei camera bar, e non finirà presto

Negli ultimi anni gli smartphone hanno cambiato pelle, e il punto più evidente è il retro: i moduli fotografici sono diventati enormi, molto più di quanto serva solo per contenere i sensori, e non si tratta solo di un vezzo estetico, ma una precisa scelta ingegneristica.

Quell’area rialzata infatti viene sfruttata per inserire componenti che non troverebbero spazio in scocche sempre più sottili, trasformandosi in un vero e proprio “secondo piano” per la progettazione interna. È la strada che ormai tutti i produttori stanno percorrendo, da Apple a Samsung fino a Sony.

L’iPhone Air rappresenta forse l’esempio più chiaro dei vantaggi di questo approccio. Apple è riuscita a ridurre lo spessore del dispositivo senza penalizzare (troppo) batteria e prestazioni, proprio perché molte parti interne sono state collocate nel blocco della fotocamera. In questo modo, lo spazio all’interno del corpo principale resta più libero, permettendo di mantenere equilibrio tra design minimale e potenza hardware, ma soprattutto spazio per la batteria.

Anche la concorrenza si è mossa nella stessa direzione. Se i rumor si rivelassero corretti, Samsung con il Galaxy S26 adotterà un modulo ancora più ampio, che ospiterà buona parte dell’elettronica interna, e Sony con i nuovi Xperia andrà nella stessa direzione.

La corsa agli smartphone ultra-sottili sembra quindi passare obbligatoriamente da qui: ingrandire il retro per guadagnare margine dentro.

Una soluzione che divide sul piano estetico, ma che regala ai produttori un’arma preziosa per spingere ancora più in là il design e le prestazioni dei loro modelli.

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