Iniziano i primi problemi di copyright per Sora 2. A poche settimane dal lancio, la piattaforma video di OpenAI finisce al centro delle polemiche dopo che sono apparsi alcuni deepfake dell’attore Bryan Cranston, celebre volto di Breaking Bad.
Il problema? L’attore non aveva mai dato il consenso a comparire nei video generati dall’app. Uno di questi mostrava addirittura Cranston in posa con Michael Jackson, immagine che ha rapidamente fatto il giro dei social. Dopo le proteste di SAG-AFTRA, il potente sindacato degli attori, OpenAI ha pubblicato una dichiarazione congiunta promettendo di rafforzare le regole di sicurezza legate all’utilizzo di volti e voci reali.
Nel comunicato, firmato anche da agenzie come UTA, CAA e ATA, OpenAI ha espresso “rammarico per le generazioni non intenzionali” e ha ribadito che nessuno potrà essere ricreato digitalmente senza esplicito consenso. L’azienda parla di “revisione immediata” dei reclami e di un sistema di controllo più granulare per la gestione delle somiglianze, ma non ha ancora spiegato nel dettaglio come intenda prevenire nuovi casi.
Per Cranston, la vicenda si è chiusa con toni concilianti, ma l’episodio ha scatenato un dibattito molto più ampio sull’uso dei volti e delle voci degli artisti nell’era dell’intelligenza artificiale generativa.
Il presidente di SAG-AFTRA, Sean Astin, ha sottolineato che la questione non può essere risolta solo con buone intenzioni e ha invocato l’approvazione del NO FAKES Act, una legge americana pensata per tutelare attori e musicisti dalla “replicazione non autorizzata”.
E mentre OpenAI cerca di spegnere le polemiche, cresce la sensazione che Sora 2 sia diventato troppo grande troppo in fretta: un progetto innovativo, certo, ma che rischia di trasformarsi in un campo minato etico dove il confine tra creatività e violazione dei diritti si fa ogni giorno più sottile.


