L’ingresso sul mercato del tanto atteso iPhone Fold avverrà solamente nel 2026 (o almeno, questo si dice in giro) e segnerà un ritardo temporale che nel settore equivale quasi a un’era geologica. Samsung avrà già lanciato la sua ottava generazione di Galaxy Z Fold e anche marchi cinesi come Huawei o Honor avranno raggiunto un livello di maturità tecnica impressionante.
Superficialmente si potrebbe considerare questa lentezza come un segno di debolezza o di mancanza di innovazione da parte del colosso di Cupertino. La storia dell’azienda, però, ci insegna al contrario che arrivare per ultimi rappresenta spesso la strategia più letale e vincente del marchio.
La filosofia di Apple non ha mai previsto la corsa forsennata per arrivare primi su una nuova tecnologia ma punta da sempre a essere la migliore nell’implementarla. I concorrenti hanno speso anni e risorse ingenti per risolvere problemi strutturali gravi come la fragilità degli schermi o la visibilità della piega centrale e hanno di fatto agito come beta tester non pagati. Tim Cook ha potuto osservare comodamente dalla riva gli errori altrui e ha atteso che la componentistica raggiungesse gli standard qualitativi necessari per garantire un prodotto esente da difetti grossolani fin dal primo giorno.
Il vero asso nella manica non sarà l’hardware ma l’ecosistema software che accompagnerà il lancio del dispositivo. Android ha faticato per anni a convincere gli sviluppatori a ottimizzare le applicazioni per i formati pieghevoli e spesso l’esperienza utente risultava frammentata e poco coesa. La forza di iOS risiede nella capacità di muovere l’intera industria in un’unica direzione istantaneamente. Quando la mela morsicata presenterà la sua visione di interfaccia adattiva tutte le app più famose saranno pronte e ottimizzate alla perfezione nel giro di poche settimane, o almeno questo è quello che ci auguriamo.
Un altro fattore determinante riguarda la percezione del marchio e il posizionamento di status symbol che il prodotto acquisirà immediatamente. I pieghevoli attuali sono visti ancora come prodotti di nicchia per appassionati di tecnologia o business man ma faticano a sfondare nel mercato di massa nonostante le campagne marketing aggressive. L’arrivo di un dispositivo Apple con quel fattore di forma lo sdoganerà definitivamente agli occhi del grande pubblico e lo trasformerà nell’oggetto del desiderio must have della stagione indipendentemente dal prezzo esorbitante.

Il prezzo stimato superiore ai 2000 euro non rappresenterà un ostacolo insormontabile per la base di utenti fedeli che ha già dimostrato di accettare listini sempre più alti. Apple ha la capacità unica di trasformare una spesa folle in un investimento percepito come giustificato dalla qualità costruttiva e dal valore di rivendita che rimane alto nel tempo. I competitor offrono sconti e promozioni continue per smaltire le scorte mentre a Cupertino probabilmente faticheranno a soddisfare la domanda iniziale nonostante il costo proibitivo.
Il rischio di cannibalizzare le vendite di iPad Mini esiste, ma rientra in un calcolo preciso volto a rivitalizzare il segmento iPhone che inizia a mostrare segni di saturazione. Un modello pieghevole offre finalmente un motivo valido per aggiornare il proprio smartphone a chi possiede già un modello Pro e cerca qualcosa di veramente diverso e non solo un processore più veloce. L’effetto novità genererà un ciclo di aggiornamento massiccio simile a quello visto con l’introduzione dei modelli Plus o Max anni fa.
Possiamo dunque affermare con ragionevole certezza che il ritardo accumulato non influirà negativamente sul successo finale dell’operazione. Apple ha lasciato che gli altri aprissero la strada e si prendessero i rischi iniziali per poi arrivare a raccogliere i frutti con un prodotto maturo e lucidato.
La partita vera inizierà solo nel 2026 e molto probabilmente finirà con la concorrenza costretta ancora una volta a inseguire chi è arrivato per ultimo.


