Cosa è la tecnologia LOFIC e perché potrebbe fare la differenza nei futuri smartphone

Cosa è la tecnologia LOFIC e perché potrebbe fare la differenza nei futuri smartphone

Negli smartphone di fascia alta sta per arrivare una tecnologia che promette di cambiare il modo in cui catturiamo foto e video: i sensori LOFIC (Lateral Overflow Integration Capacitor). A differenza dei tradizionali sensori CMOS, che rischiano saturazione della fotodiodo quando la luce è troppo intensa, i sensori LOFIC integrano un condensatore laterale capace di immagazzinare la carica in eccesso. In questo modo, anche in scene con forti contrasti o luci dirette, il sensore può continuare a registrare dettagli senza “bruciare” le alte luci o perdere nitidezza nelle ombre.

Il funzionamento tecnico dietro alla tecnologia LOFIC è complesso, ma merita una spiegazione semplice: quando il fotodiodo (PD) raggiunge la sua “capacità massima”, la carica in eccesso scorre in un condensatore di overflow che si trova lateralmente al PD. Questo permette di estendere la cosiddetta full-well capacity (FWC) e la gamma dinamica (DR) del sensore in una singola esposizione. Il risultato è un’immagine più bilanciata, senza artefatti da HDR multi-scatto o problemi legati allo sfarfallio dei LED, che spesso affliggono scene fotografiche moderne.

Perché i sensori LOFIC sono destinati a fare la differenza nei prossimi smartphone? In primo luogo, perché consentono prestazioni migliori in condizioni di luce difficili come controluce, ambienti interni con luci artificiali o scenari urbani con grandi variazioni di luminosità. Inoltre, permettono miglioramenti ai video: tempi di esposizione più lunghi, migliore gestione delle luci LED e più stabilità durante scene in movimento.

LOFIC OMNIVISION

Aziende come OmniVision hanno già lanciato modelli con tecnologia LOFIC e si parla di adozioni da parte di Sony, Samsung e persino Apple nei prossimi anni.

Ci sono però degli ostacoli da superare per l’adozione massiva dei sensori LOFIC: l’integrazione del condensatore laterale richiede spazio nel pixel, il che può ridurre il fill‐factor ottico e quindi l’efficienza complessiva del pixel stesso. Inoltre, la complessità del circuito e la gestione dei segnali a basso e alto guadagno (high conversion gain e low conversion gain) impone una progettazione avanzata che può aumentare i costi di produzione e le difficoltà tecniche.

Guardando in avanti, se i produttori riusciranno a integrare con successo la tecnologia LOFIC nei loro smartphone flagship, potremmo davvero assistere a un salto qualitativo nella fotografia mobile: foto più naturali, video più puliti, HDR reale in una sola esposizione, meno compromessi tra luminosità e dettaglio.

Chi segue da vicino il mondo degli smartphone e della fotografia mobile dovrebbe tenere d’occhio i marchi che annunceranno primi modelli con sensore LOFIC perché potrebbe trattarsi di una vera rivoluzione.

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