Nuovi documenti emersi da una causa antitrust in corso contro Google offrono uno sguardo diretto sulla strategia di OpenAI per ChatGPT, e il messaggio è piuttosto chiaro: l’obiettivo è scalzare Siri dal trono di assistente digitale di riferimento. OpenAI punta a trasformare ChatGPT in un vero “super-assistente”, capace non solo di rispondere a domande o generare testi, ma di svolgere azioni pratiche nella vita quotidiana: dall’organizzare viaggi al gestire la posta elettronica, dal prenotare servizi fino a comprendere i bisogni personali degli utenti.
Questa visione non è solo teorica: molti degli strumenti descritti nei documenti (che risalgono a fine 2024), come la memoria tra chat e l’interazione autonoma con interfacce digitali, sono già stati implementati. ChatGPT mira a diventare onnipresente, accessibile ovunque, e abbastanza intelligente da offrire assistenza personalizzata e precisa, cosa che Siri promette da anni ma fatica a realizzare. È un cambio di paradigma che sfida il modello chiuso di Apple, che tradizionalmente limita le integrazioni esterne sui suoi dispositivi.
Proprio questo è il punto dolente per l’azienda di Cupertino. OpenAI, nel documento, chiede apertamente una maggiore libertà per gli utenti: la possibilità di scegliere quale assistente usare, quale motore di ricerca preferire, e accesso equo ai dati di sistema. È un attacco diretto ai giganti come Apple, Google e Microsoft, accusati di favorire le proprie soluzioni in modo anticoncorrenziale.
Nel frattempo, la roadmap di Apple in ambito AI sembra ancora frammentata: il progetto Knowledge, pensato come risposta a ChatGPT, è già rallentato da problemi simili a quelli che hanno storicamente afflitto Siri.


