Sam Altman, Jony Ive, un dispositivo misterioso e l’acquisizione del decennio

Sam Altman, Jony Ive, un dispositivo misterioso e l’acquisizione del decennio

È ufficiale: OpenAI ha acquisito io, la startup creata da Jony Ive, leggendario designer responsabile del successo estetico e funzionale di prodotti iconici come iPhone, iPad e Apple Watch. Sam Altman, CEO di OpenAI e padre di ChatGPT, non ha badato a spese, ed ha messo sul tavolo ben 6,5 miliardi di dollari per realizzare un progetto definito da entrambi rivoluzionario.

L’annuncio parla di un dispositivo “terzo” rispetto a smartphone e laptop, un qualcosa che non sarà né uno schermo né un wearable. Ive stesso ha bocciato pubblicamente i precedenti tentativi come Rabbit R1 e Humane AI Pin, definendoli prodotti scadenti e privi di una reale visione innovativa.

A questo punto, sorgono spontanee alcune domande: in un mondo dominato da smartphone sempre più potenti e versatili, quale potrebbe essere la reale utilità di questo nuovo dispositivo? Se dovesse essere confermata la dipendenza da smartphone e PC per funzionare, ci troveremmo davanti a un oggetto destinato inevitabilmente a essere ridondante.

D’altra parte, dalle prime voci emerge proprio questa dipendenza, con l’idea che il prodotto di OpenAI possa appoggiarsi ad altri dispositivi per la gestione dell’interfaccia visiva e computazionale.

Un altro aspetto curioso riguarda la forma: sebbene Altman e Ive abbiano escluso qualsiasi tipo di dispositivo indossabile, alcuni render, basati esclusivamente sui rumor (e ci teniamo a sottolinearlo), mostrano un oggetto compatto da portare addirittura al collo. Un’altra contraddizione apparente in un progetto che, a quanto pare, vuole “liberarci” dagli schermi e dalle complicazioni inutili della tecnologia. Di nuovo, questi render che pubblichiamo sono frutto della fantasia di appassionati, non ufficiali e soprattutto basati su voci di corridoio.

È inevitabile chiedersi perché questo dispositivo dovrebbe avere successo dove altri prodotti simili hanno fallito. La risposta potrebbe risiedere proprio nel prestigio dei nomi coinvolti: Altman, visionario nel campo dell’AI, e Ive, designer simbolo di eleganza e minimalismo. Potrebbe essere questo effetto Apple, il fascino dell’oggetto di culto più che la reale necessità di utilizzo, a spingere le vendite? E ancora, basta un approccio cool e minimal per far funzionare una categoria di prodotto finora ignorata dal grande pubblico?

Nonostante gli innumerevoli e giustificati dubbi, sarebbe ingiusto liquidare in partenza il progetto: Ive parla di qualcosa di completamente nuovo, che possa integrarsi nella vita quotidiana senza interruzioni o attriti, qualcosa che sappia anticipare i nostri bisogni invece che limitarci a rispondere a comandi. Altman rincara la dose promettendo che questo prodotto cambierà il nostro modo di relazionarci con l’intelligenza artificiale più di quanto abbia già fatto ChatGPT.

È vero che, sulla carta, promesse del genere ricordano spesso le classiche dichiarazioni pre-lancio che hanno accompagnato tanti fallimenti del passato. Eppure, c’è sempre la possibilità, anche minima, che Ive e Altman abbiano davvero trovato la formula segreta per una nuova categoria di dispositivi. Resta quindi la curiosità, mista a scetticismo, fino al momento in cui potremo finalmente vedere e soprattutto provare questo oggetto rivoluzionario, a patto che non costi quanto un Apple Vision Pro.

Noi quindi ci sentiamo di sospendere qualsiasi giudizio: sarà davvero un prodotto che segnerà una svolta nella tecnologia personale, o solo l’ennesimo esperimento costoso destinato a cadere nel dimenticatoio?

Non ci resta che aspettare e osservare, con tutta l’attesa e l’incertezza che accompagnano l’avvento di qualcosa che oggi, magari, noi mortali non riusciamo neppure a immaginare.

Facci sognare, Ive, che ultimamente il ristagno in questo settore è atroce.

Grazie a Jacopo per le varie segnalazioni

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